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L'altro volto della guerra: intervista a Davide Dutto

Le guerre sono sempre fatti orribili per tutta l’umanità, ma in questi giorni ciò che ci ha tanto colpito è il grande spirito di solidarietà ed assistenza di molte persone nei confronti nel popolo ucraino, che sta vivendo giorni di guerra. Molte Associazioni di tutta Italia si sono subito attivate per portare cibi e medicinali ed aiutare la gente ucraina a fuggire dai paesi bombardati.

Anche a Fossano un’ associazione chiamata “Sapori Reclusi” si è impegnata, grazie all’aiuto di bravi volontari, ad offrire una via di fuga dall’Ucraina.

Bus company ha messo a disposizione i loro pullman: un primo viaggio è stato fatto al confine con la Romania e uno al confine della Polonia. Da Fossano sono partiti carichi di provviste e farmaci, per poi ritornare in Italia con profughi, accolti presso alcune famiglie grazie al lavoro svolto sul territorio dalla Caritas.

Il 31 marzo sono partiti addirittura verso Leopoli, entrando così nel territorio in guerra.

Siamo riusciti ad intervistare Davide Dutto, presidente della associazione “Sapori reclusi”, che ha anche preso parte a uno dei viaggi.

D: Hai avuto paura di affrontare questa missione? Cosa hai provato?

Sinceramente non ho avuto paura, anche se la guerra era vicino al confine non c’era alcun rischio. L’unica cosa che mi ha fatto impressione è vedere tanti militari, ma noi non abbiamo assistito a nessuna azione di guerra o di pericolo. Il viaggio non mi ha fatto assolutamente paura.

D: Quali emozioni hai provato durante la missione?

Una delle sensazioni più forti è stata la tristezza, la voglia di piangere, il senso di impotenza di fronte alla guerra. Nella mia vita non mi era mai capitato di vivere questa impotenza e quindi ho provato rabbia vedendo che a soffrire sono bambini, anziani, ecc. per questioni geopolitiche o economiche che non li riguardano. Ma ho provato anche compassione con altre persone che aiutavano, e questo mi ha dato forza ed energia.

D: Come è stato quando siete arrivati a Fossano?

Io, durante il viaggio, dicevo che li stavamo portando a casa, un rifugio. La sensazione incredibile è stata quando, arrivati, abbiamo trovato le famiglie pronte ad accogliere. Quasi mi dispiaceva salutarli perché in un certo modo ho provato un senso di protezione.

D: Eri felice al pensiero di aver salvato delle vite?

Se pensiamo che la felicità sia il fatto di essere stato presente ed utile anche ad una sola persona, questo mi rende felice. Siamo felici tutti perchè siamo riusciti ad allontanarli dalla guerra, portandoli a Fossano.

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