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  • Claudia

L'ultimo inverno

CONCORSO “INVENTA IL RISPARMIO” 2021/2022

Sezione Manzoni: Fantasy

L’ultimo inverno

CLAUDIA GROSSARDI

È quasi una storia stupida se vista dall’esterno e, dal momento che nessuno possiede un’anima esattamente uguale a quella che porto dentro io, potrebbe risultare scontata.

Quel giorno stavo bene, faceva ancora caldo e i miei pensieri per un po’ non tornavano nel solito posto cupo nel fondo della mia mente.

Camminavo per raggiungere il Grande Prato e riempire il mio rifugio di provviste per l’inverno, un inverno che non sarebbe dovuto essere l’ultimo.

Nonostante tutto quel che mi potesse capitare, mi piaceva vivere. C’era un motivo per il quale mi piaceva particolarmente l’idea della vita, del fatto che io stavo realmente vivendo e che ci sarebbe stato un futuro dove tutto sarebbe stato più semplice. In particolare, c’era qualcosa, o meglio qualcuno, che forse un po’ mi piaceva e che mi faceva piacere le cose che mi circondavano, quelle cose che io, a differenza di tutti gli altri, non ho mai sottovalutato.

Intanto continuavo a camminare sorridendo e sapendo che, se avessi fatto risuonare altre tempeste nella mia mente, quell’innocente sorriso sarebbe volato via prima che io potessi accorgermene.

Di tanto in tanto arrivava quello strano essere chiamato Coscienza: mi ripeteva che non c’era alcun motivo di preoccuparsi, che non ero solo un peso per gli altri e che avrei dovuto riconoscere ciò che ero. Purtroppo contraddicevo questa voce, ora so che aveva ragione e che forse, a volte, avrei davvero dovuto darmi una pacca sulla spacca e convincermi di valere qualcosa.

Sebbene la voce della Coscienza rimbombasse nella mia mente, io ignoravo tutto, continuavo a camminare e intanto cercavo di convincermi a guardare il lato positivo di tutto, di ignorare i miei pensieri e, pur sapendo che la realtà era ben diversa, io seguivo una strada nascosta che mi portava a pensare a Lei.

Pensando a Lei la positività era automatica, era quel qualcuno per il quale io quel giorno avevo la forza di camminare, di guardare il mondo per quello che era e di essere ancora lì, vivo.

Un’importante caratteristica della mia personalità era quella di non mostrarmi a nessuno. Non importava chi fosse, io non mi sarei fatto vedere per quello che ero, sarebbe stato troppo pericoloso. Ho sempre risparmiato le emozioni per qualcuno o per qualcosa, o forse rimandavo sempre il giorno in cui le avrei tirate fuori a quello dopo, fino a quando non fu troppo tardi. Malgrado non sia mai successo, so che se avessi dovuto mostrare a qualcuno i miei sentimenti, allora Lei sarebbe stata la prima a poterli vedere, ma non sono riuscito a usare le uniche possibilità che avevo, perciò sono rimasto sempre a guardarla come se fosse l’ultima volta.

Clara, la cicala, invece, aveva un altro tipo di carattere, stava sempre bene con tutti, non aveva problemi con nessuno, una vita quasi perfetta. Mi sono sempre chiesto se non avesse paura di essere giudicata da questi “tutti”, di essere tradita o abbandonata. Chissà, forse ero l’unico a porsi queste domande, forse ero l’unico a cui importava.

Clara passava le giornate al sole, postando sui social delle foto che non avevano un senso preciso, ma agli altri piacevano e a lei bastava questo, faceva apparire la sua vita così bella e speravo che un giorno mi sarei svegliato e sarei stato come tutti gli altri. Non è mai successo, ma forse è meglio così.

Dunque, tutto ciò che mi rimaneva era Lei, che non ho ancora descritto e non lo farò, perché farlo dolerebbe tanto da accendere una fiamma dentro al mio cuore; lo scaldava, lo illuminava, ma al contempo lo bruciava, quel dolore iniziava a essere reale quando pensavo a Lei.

Intanto la vita andava avanti e l’inverno arrivò prima del previsto. Tutti preparavano in fretta le provviste per l’inverno e le portavano al rifugio, dove avremmo dovuto trascorrere l’inverno.

Una sera Clara e io decidemmo di uscire dal rifugio, non c’era un vero motivo per cui lo abbiamo fatto, ma ci sarebbe stato un momento in cui non l’avremmo più potuto fare e quel momento sarebbe potuto essere qualche minuto dopo. Faceva freddo e io ero fermo accennando un sorriso sul mio viso. Provavo davvero tante cose e mi pento di averle risparmiate per qualcuno. In quel momento Clara era piena di felicità, che fosse vera o no poco importa, anche fingendo di esserlo si finisce per esserlo davvero, proveremo sempre qualcosa, non possiamo negarlo o spegnerlo ma possiamo nasconderlo. Quella sera è stata diversa, non ignoravo nulla, pensavo e ragionavo con un certo ordine: avevo davvero tanti problemi, Lei li sistemava ma qualcosa continuava a ricordarmi delle cose che avrei dovuto dimenticare; volevo essere diverso ma non potevo evitare chi ero, avrei dovuto accettare chi fossi e soprattutto risparmiavo ancora le mie emozioni per un momento non ben definito, non sapendo che era ormai toppo tardi.

Quella fiamma che prima mi abbracciava il cuore si spense con un soffio e il mio cuore iniziò lentamente a gelare, questa volta letteralmente. Non caddi a terra, mi ci sdraiai io. Non sentivo più freddo, provavo a riaccendere quella fiamma per un’ultima volta e provarci non mi faceva sentire il resto.

Avevo intuito cosa mi stava succedendo, ma ebbi la conferma vedendo da fuori il mio corpo steso per terra. “Un po’ mi dispiace, avrei potuto dimostrare molto di più”, questa è stata l’unica cosa che ho pensato guardandomi.

Pertanto, ora sono qui. Dovrei sostenere ancora una volta che ho sbagliato a risparmiare a tutti gli altri le mie emozioni, ma in parte non è così. Avrebbe potuto portare a delle conseguenze davvero negative, perciò credo che nel mio caso, chiudermi in una stanza tutta mia dove ero solo, con i miei pensieri e le mie riflessioni, non sia stata la cosa peggiore che potessi fare.

Ora so esprimere le mie emozioni, ho imparato a tirare fuori ciò che provo, ma non c’è nessuno a cui dimostrarlo, non c’è nessuno qui.

Questa purtroppo è stata la mia storia e quella strana persona che l’ha pensata e scritta ha deciso di farla finire così, di farmi passare in questo modo il mio ultimo inverno. Evidentemente doveva succedere e so che non avrei potuto evitarlo; la prossima volta, se ci sarà, proverò a vivere meglio quel che mi resta.

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